Hic et nunc
تعبير استخدمه مارتن هيدجر ليقول بأن ذاتيتنا لا تشير إلى الكينونة من حيث المبدأ الميتافيزيقي ولكنها تدور دائما حول عملنا في "الهُنا والآن"، أي تشير الى وجودنا في المكان والزمان، و"الكينونة هناك" (Dasein)، على اتصال دائم بالزمن، حيث، ومع ذلك، كلمة "هناك" لا تشير إلى مكان معين، ولكن الى شيئ غامض ومعقد، أو الى طريقة عمل الكينونة في التاريخ
تعبير استخدمه مارتن هيدجر ليقول بأن ذاتيتنا لا تشير إلى الكينونة من حيث المبدأ الميتافيزيقي ولكنها تدور دائما حول عملنا في "الهُنا والآن"، أي تشير الى وجودنا في المكان والزمان، و"الكينونة هناك" (Dasein)، على اتصال دائم بالزمن، حيث، ومع ذلك، كلمة "هناك" لا تشير إلى مكان معين، ولكن الى شيئ غامض ومعقد، أو الى طريقة عمل الكينونة في التاريخ
l'espressione è usata da Martin Heidegger
che afferma come la nostra soggettività non fa riferimento all'Essere
come principio metafisico ma riguarda sempre l’hic et nunc in cui
agiamo, cioè il nostro esistere nello spazio e nel tempo, e il Dasein
("esser-ci"), sempre connesso alla temporalità, laddove però il "ci" non
sta a indicare una mera localizzazione spaziale, ma qualcosa di più
ambiguo e complesso, ovvero il modo in cui concretamente (fenomenologicamente) l'Essere si dà nella storia, ad es. nell'esistenza dell'uomo
M. Heidegger, Essere e tempoSein und Zeit, prima edizione 1927, Halle, Germania
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http://dspace-roma3.caspur.it/bitstream/2307/167/1/Tesi%20Marotti.pdf
L’uomo non dispone, come gli altri animali di un rigido apparato istintuale e di un ambiente corrispondente, questa mancanza di specializzazione espone l’uomo ad una profusione di stimoli, che lo rende un essere aperto a un vastissimo numero di possibilità. Il risvolto positivo di questa “incompiutezza anatomico-funzionale” e della non specializzazione istintuale è costituito nell’uomo dalla plasticità, ossia dalla sua multiforme capacità di adattamento, che “consente all’uomo di ricavare da ogni e qualsiasi costellazione di condizioni naturali, modificandole, delle tecniche e degli strumenti per la sua esistenza”2. Questo significa che l’uomo è un essere la cui vita dipende dalla costruzione che ne fa, ossia dalla sua azione. Per progettare la sua azione, egli necessita di muoversi in una realtà per lui intelligibile e non rigidamente determinata, bensì rimodulabile in ‘possibili’ attualizzazioni, L’uomo realizza questa ‘sua’ realtà servendosi del sapere tecnico, che gli permette di ridurre la complessità intrinseca e caotica e, quindi, inintelligibile, del reale, operando un’astrazione su esso, attraverso uno scomporlo in segmenti astratti, ricombinabili, successivamente, nella forma di ogni immaginabile attualizzazione. Così la storia dell’evoluzione umana può interpretarsi come l’estrinsecarsi di un progetto teso a sostituire alla ‘complessità’ indistinta e indeterminata del mondo della vita, una ‘virtuo-complessità’ inorganica, privata dell’irrazionalità del reale e dunque dominabile. Il presupposto è che l’uomo genera una nozione di realtà per lui intelligibile, andandola via via costruendo attraverso apparati tecnici che ‘mediano’ il nostro rapporto con il mondo che si configura in tal modo come riserva di potenzialità differenziate. A partire dalla fine dell’800, con il crollo del progetto moderno, inteso come volontà di costruire teorie e interpretazioni assolute, in cui la natura umana era interpretata come costante, universale e ‘biologicamente determinata’ , si è assistito a una rinnovata riflessione sull’uomo e sul suo essere al mondo che ha portato all’affermazione di una concezione antropologica dell'esperienza umana, secondo la quale l’uomo ha costruito, attraverso la sua attività simbolica, una sua ‘noosfera’. Questa visione nega l’esistenza di una realtà originaria e impedisce di identificare le nostre idee con il reale, in quanto queste sono coalescenti ai significati che noi attribuiamo ai simboli interpretati in senso storico-culturale. La realtà ‘immediata’ in cui pensiamo di vivere è, allora, una realtà ‘mediata’ dalla nostra mente, dalle nostre idee legate alla cultura in un rapporto di coproduzione. Non conosciamo, pertanto, una realtà data, ma solo una costruzione consensuale della realtà, la quale, in senso assoluto, è mera potenzialità che l’uomo, attraverso l’evoluzione biologica e culturale, ha attualizzato in un particolare modo condivisibile e funzionale alla sopravvivenza. Questo significa che non esiste un’esperienza pura, originaria, e che sin dall’origine dell’uomo assistiamo a qualche forma di virtualità. In questo senso il virtuale agisce come germe di un diverso modo di essere del reale, non rappresentandone una fuga, ma costituendone un potenziamento. Il virtuale come potenziamento è il filo conduttore, della riflessione di Levy, e prima di lui di Deleuze. Essa, per lo studioso, permette l'esplicarsi di un pensiero più complesso che si sviluppa nella possibilità di tenere insieme teorizzazioni eterogenee e contraddittorie, negando il presupposto di pensare in funzione di un ‘realtà unica’, legata all’idea dell’esistenza di un ‘mondo vero’ a cui si deve pervenire: nello spazio teorico virtuale, infatti, si sviluppano connessioni, in cui non appena si cerca di determinare un sistema esplicativo come fondativo, si scopre l’impossibilità di connotarlo in modo definitivo, in quanto questo esprimerà la sua natura virtuale nella possibilità di ulteriori sviluppi e attualizzazioni in un altro schema teorico. Il virtuale tende allora all’ “attualizzarsi”, dove il termine “attuale” vuole indicare una presenza che non ha i caratteri di un’identità fissa e completamente determinata, ma possiede invece i tratti di una identità momentanea sempre soggetta a mutamento; essa è un punto singolare, cioè un determinazione mai stabile, in cui si configura momentaneamente l’ambito virtuale. Un ulteriore fenomeno che interviene è quello che la tecnica sviluppa la tendenza alla consuetudine, alla routine, alla normalizzazione dell'effetto; "ciò contribuisce a liberare la nostra mente, perché tutto ciò che è ripetizione, quotidiano, viene eliminato dai processi mentali coscienti che restano a disposizione di esigenze insolite ed eccezional La conoscenza è legata, quindi, al modo in cui il sistema nervoso esplora l'ambiente, la realtà che ci circonda, il mondo interno, il corpo di cui esso fa parte. Quest'attività esplorativa implica di prestare attenzione agli stimoli nuovi, selezionando quelli più solidi e rilevanti, e infine di rielaborare l'esperienza sensoriale dandole un significato. Gli stimoli fisici, dai quali prende avvio l’attività cognitiva, devono essere selezionati ed organizzati, poi, in un processo che li trasformi in una rappresentazione che non è mai rispecchiamento della realtà, in quanto elaborazione di una struttura cognitiva dinamica in cui il dato non è mai esaurito in una definizione, ma la sua ricchezza di senso si sviluppa nelle sue ripetizioni e nelle sue trasmutazioni in altri elementi, per cui si perviene alla costruzione di tali rappresentazioni a partire da un incessante dialogo fra sistema e mondo. In questo modo noi organizziamo, all’interno di un processo di incessante attualizzazione, una visione del mondo e ce lo rappresentiamo, concretamente, come un insieme di oggetti dall'esistenza indipendente con i quali entriamo in relazione: questa visione genera una nozione di realtà che non è dunque mai la realtà, ma già una realtà ineluttabilmente virtuale. Su un’offerta indiscriminata di stimoli, l’attività percettiva opera una selezione, in tal senso la percezione umana è già di per sé tecnica on lo sviluppo dell’apprendimento, gli oggetti ricevono un nome: i loro nomi a loro volta influenzano il modo in cui vengono percepiti la volta successiva; una volta etichettati, essi vengano più facilmente incasellati nell’archivio per il futuro” Il cervello costruisce un’immagine del mondo reale, ma nello stesso tempo deve anche essere in grado di pianificare in anticipo situazioni che non si sono ancora create, perché la sua funzione primaria è quella di garantire la sopravvivenza. >>> l'oggettività “non è altro che lo schema collaudato della percezione soggettiva che [...], attraverso la selezione classifica, differenzia, privilegia, tralascia, creando lo schema del mondo che l'azione collauda” العالم الموضوعي ليس الا انعكاس لذاتية الإنسان التي هي تطبيق خطط على العالم، ولكن هذه الذاتية تنشط بعد أن أصبح العالم قابل للقراءة من خلال الفعل Percepire e elaborare gli stimoli all’interno di spazi di significato sgancia la percezione dal suo puro aspetto sensoriale. |
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